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domenica 10 luglio 2022

Trace letare arte: Renato De Paoli URBINO e Galleria Celeste Vicenza

Trace letare arte: Renato De Paoli URBINO e Galleria Celeste Vicenza: href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgnUFYlCv8KDGuU_bNIoBfd6IU0qt83qZDaqJ5Y2HbOE1uJrU3CJ9_U19SNX1SGJMI5qu8k...

martedì 23 aprile 2019

20 canto, 1a cantica: COMMEDIA  DANTE ALIGHIERI 

Dante è arrivato attraversando il Tartaro, (quello della Crociera del 28)  attraversa la selva scura delle Isole Sparse del Veronese ed è scampato all'arresto giungendo alla corte di Verona, sotto la protezione di Verde principessa Isolana da bionde data in sposa ad Alberto 1° Scala , morto nel 1301 , quando Dante è fuggito perchè  bandito da Firenze  e dallo stato Pontificio, dai suoi legati o alleati come Ferrara, (Collezionerà ben tre condanne a morte in contumacia,fino al 1321 anno in cui ,secondo me viene avvelenato e muore a Ravenna ) 

Bene, anzi male, con la fuga non può portare niente con sè. Per questo  nel 20° scrive una memoria di sè. Lui già primo ministro in un triunviro a Firenze,  oggi fuggiasco, ridotto a chiedere aiuto  e protezione ad una Signoria da poco insediata, piena di pericoli, insidie, dei vicine.  Dante è spogliato di tutto quando arriva nel veronese, la sua fama  è diventata una disgrazia, perchè è famoso, e non c'è nulla di più piacevole per il volgo che deridere e vilipendere un potente caduto in disgrazia. Così descrive ogni giorno le sue disgrazie, oggi qui ne scrive un'altra pena  delle tante che lo angosciano.

20. 1 Di nova pena mi conven far versi

De nantra desgrazia me convien scrivar

20. 2 e dar matera al ventesimo canto

e dar materia al vintesimo canto

20. 3 de la prima canzon ch'è d'i sommersi.

de la prima canzon che de giorni ì' è pieni.


Dante in Verona deve esercitare  qualche  arte per poter sopravvivere e non essere di peso a sè e a chi lo ospita.
Così lui si prepara ad intraprendere una missione un viaggio su incarico degli Scala (da verde e  Bartolomeo) , scala che hanno perso il timone traballante  tenuto dal padre Alberto 1 Scala, che lo mandano  presso le corti d'intorno a cercar alleanze prima che i vicini facciano un boccone di loro Scala, e del veronese.
Dante è talmente vilipeso, umiliato , nullatenente ( a parte il suo grande sapere "dura roccia"), che preparando il baule per il viaggio che lì a po intraprenderà, vede il baule vuoto, che si bagna delle sue lacrime , perche Dante piange amaramente per le pene che deve sopportare , esule , in una corte che non conosce se non per fama. 

0. 4 Io era già disposto tutto quanto

Mi o zà preparà tuto quanto

20. 5 a riguardar ne lo scoperto fondo,

e guardo da novo nel scuerto fondo (del baul)

20. 6 che si bagnava d'angoscioso pianto;

che se bagnava ingosà dal pianzar;



Mentre si prepara al viaggio alla missione  è stato alloggiato  in una stanza poco confortevole per non dire peggio, peggio di una monolocale, mal messo  di oggi diremo.Da questo alloggio , forse in una torre, vede dalla finestrucola  delle persone che vengono avanti da dove l'Adige in Verona ( da dietro il Duomo a ponte Pietra) fa una avvallamento e una curva molto ampia. Queste persone vengono verso la sua dimora, in silenzio, chiedendo udiensa ( lagrimando) alla porta dell'alloggio di Dante. Dante  aveva pestato i piedi agli architetti locali , diremo oggi , offrendosi di fare pure l'architetto  per gli Scala, così Dante ci dice chi da li a poco da chi verrà aggredito , ovviamente minacciato a l'asciar perdere quella arte che nuoceva loro. ( sono quelli che fanno le tane in questo modo, sono quelli che fanno gli edifici di allora così miseri e simili a tane.    


e ho visto gente par el valon tondo

20. 8 venir, tacendo e lagrimando, al passo

che vegnea , tasendo e lagrimando, ala porta

20. 9 che fanno le letane in questo mondo.

che i fa le tane i sto modo.

20. 10 Come 'l viso mi scese in lor più basso,


Qui c'è la descrizione , minuta dell'aggressione:

Come la facia me n’dà szò in iorlo piasè baso,

20. 11 mirabilmente apparve esser travolto

go avù na straordinaria aparizion e son sta rebaltà

20. 12 ciascun tra 'l mento e 'l principio del casso;

ogni uno tra la sbesola e el prinzsipio del caszo;

20. 13 ché da le reni era tornato 'l volto

ché dai reni era vegn’ù deolta la facia

20. 14 e in dietro venir li convenia,


Il povero Dante, aperta la porta e abbassata la testa , viene spinto a terra all'improvviso, dopo aver ricevuto  pugni violenti il primo pugno sulla mandibola, il secondo nei coglioni, o palle che dir si voglia,  poi viene colpito suil fianco ai reni,  e poi ancora un altro pugno ancora in faccia.

Gli aggressori fabbricieri, complottavano, tra di loso e hanno deciso  una simile aggressione poichè essi non sapevano che Dante godeva della protezione del Principe veronese  e della famiglia, Signoria Scala molto vicini all'Imperatore, ma come fanno tutte le confraternite locali , gli  accademici, ascoltano , seguono  il capo che li ammaestra, e così essi gli ammaestrati , non potendo vedere davanti  a loro, perche intenti nel gardar dietro di non esser sorpassati,  quando si ferma,  o incoccia, va a sbattere  il capo, il guru,il cattedrattico,  dieremo oggi, si scontrano e si  vanno addosso al primo, poi  addosso tutti gli altri, come i vagoni adfdosso alla motrice  deragliata.   

Forszi par forza zsà da par lori parlava

20. 17 si travolse così alcun del tutto;

sen’ n’d’ava adoso cosita uno doso a tuti;

20. 18 ma io nol vidi, né credo che sia.
 

Dante non ha le prove di quanto scrive, lo ammette lui stesso " io non ho visto"
" voglio non credere che esista " un complotto contro di me ( Dante)

20. 18 ma io nol vidi, né credo che sia  

Ma mi no l’avea visto, ne credo che esista.



Però dante ricava un insegnamento e ce lo trasmette a noi che leggiamo, un isegnamento sempre attuale:" Se la fortuna divina ti dona la fortuna  il frutto  della lettura e dello studio che sia questo di lezione di monito:.....  fai tesoro di questo insegnamento , lettore, da ADESSO PENSA PER TE E NON FICCARE IL NASO IN ALTRE PROFESSIONI,

20. 19 Se Dio ti lasci, lettor, prender frutto   

Se Dio te lasa, letor , ciapar fruto

20. 20 di tua lezione, or pensa per te stesso

de to lezsion, adeso pensa par ti steso



Però Dante si interroga e si chiede come poteva egli, dante , non piangere, quando pubblicamente li intorno , veniva dileggiato, diffamato , vilipeso,  e come fareste voi lettori a non piangere  vedendovi descritti in tutt'altra maniera, da come siete,  la vostra immagine infangata , diffamata, distorta, che lui Dante   vedendosi così descritto piange così tanto che  le lacrime gli bagnano perfino le natiche per le offese ricevute.

20. 21 com'io potea tener lo viso asciutto,

come podea mi tegner el viso suto,

20. 22 quando la nostra imagine di presso

quando la nostra imagine un poco dopo

20. 23 vidi sì torta, che 'l pianto de li occhi

o visto cosita girà, che el pianto nei oci

20. 24 le natiche bagnava per lo fesso.

le ciape bagnava par l’ofesa.



Qui dante  ci rassicvura e rassicura sè, che pingere con una cultura solida alle spalle ( la dura roccia)  ti aiuta a non cadere nella vita, o a rialzarti.ad affrontare le più dure esperienze, e così mentre parte per la missione sulla barca , con il barcarolo, che lo porterà da Verona sente il che il saggio barcarolo ( Virgilio letto sui libri e il saggio  barcarolo vero) Gli pongono questa domanda che contiene già la risposta: " Ti fai ancora giudicare dagli altri?  "

20. 25 Certo io piangea, poggiato a un de' rocchi

Sicuro, mi pianzea, pontelà a una de le roce el saver studià

20. 26 del duro scoglio, sì che la mia scorta

dela dura riva, si che la me scorta el me barcarol

20. 27 mi disse: «Ancor se' tu de li altri sciocchi?

. ma dito: “Ancora se ti de i’altri so’ oci? “


Qui nelle Isole Sparse e nella Signoria Veronese Scala  ( quelle della crociera del 28 aprile 2019 da torretta a Mantova) esiste , regna, si amministra giustizia,  quando , fuori da questa giurisdizione , fuori da questa Marca, in altre  corti,  la giustizia è ben morta .. da tempo, alludendo a Firenze e Roma.

20. 28 Qui vive la pietà quand'è ben morta;

Qua vive la pietà quando l’è ben morta;



Altra domanda si pone  Dante: ma chi è quello scellerato che vuole  sostituirsi alla giustizio  divina mettendosi sopra quella umana, con che diritto si vuol giudicare  chi spesso è guidato dalla passione ad intraprendere delle iniziative?

20. 29 chi è più scellerato che colui

c’elo piasè disgrazià de quel

20. 30 che al giudicio divin passion comporta?

.che al giudizio divin pasion comporta?


Ci da la risposta, Dante,  tieni dritta la testa, e la schiena aggiungo e propone un esempio  di un evento mitico di chi vuol toccare il cielo  con il carro alato  rubato a Giove da Fetonte, Fidante,Anfiarao = sempre lo stesso personaggio che voleva  scatenare la guerra , per problemi suoi, sentendosi  divino,scatena la guerra , ma   finisce a cadere  nell'Aesis Po  Eridano Padus  come chi troppo in alto sale e precipetevolissimovolvente cade , e cade vicino a Fidenza Po con il carro cade  facendo una brutta fine.
 
20. 31 Drizza la testa, drizza, e vedi a cui

Indriza la testa , indrizela, e guarda la indoe là

20. 32 s'aperse a li occhi d'i Teban la terra;

la verto i’oci del Teban ne l'isola;

20. 33 per ch'ei gridavan tutti: "Dove rui,

par quei che sbraiava tuti: “ in do sito iroià,

20. 34 Anfiarao? perché lasci la guerra?".

Anfiarao? Parchè molito la guera?”


Così il povero Anfiarao, fetonte Fidante ( Icaro) finisce rovinosamente nella valle del Po  che un labirinto delle Isole  che ti prendono come il labirinto  di Minosse dove persa la strada si veniva poi sbranati.
 
20. 35 E non restò di ruinare a valle

E no ghe restà de rovinar nela val

20. 36 fino a Minòs che ciascheduno afferra.

fin a Minòs che ogni uno el ciapa.



Altro monito dantesco: Guardate  gli avidi hanno braccia corte  che spuntano dal petto alle spalle e tutto vorrebbero prendere perchè credono e vogluiono  vedere molto, troppo  avanti loro, e non si accorgono  che guardano dietro e dietro rinculano  sul loro cammino.

20. 37 Mira c'ha fatto petto de le spalle:

Ocio el dal peto ghe ven fora le spale:

20. 38 perché volle veder troppo davante,

parchè vol vedar masa avanti

20. 39 di retro guarda e fa retroso calle.

.dedrio guarda el fa indrio cul la cale


Qui Dante fa due esempi  di persone che vedogliono vedere  troppo avanti:  Tiresia e  il Carrarese. Tiresia  si è perfino trasformato in femmina per  vedere come si sta dall'altra parte e poi è ritornato ad essere maschio, perchè no gli conveniva, facendo appello alla scinza della famacopea e della medicina ( il bastone di ascelepiao)

20. 40 Vedi Tiresia, che mutò sembiante

Vedito Tiresia, che l’ha cambià “sponda”

20. 41 quando di maschio femmina divenne

quando da mascio, femena l’è deventà

20. 42 cangiandosi le membra tutte quante;

el sa trasformà , i manubri tuti quanti;

20. 43 e prima, poi, ribatter li convenne

e prima, e dopo, rebatar ghe convien

20. 44 li duo serpenti avvolti, con la verga,

i du bissi irrodolè, con la verga,

20. 45 che riavesse le maschili penne

.che riavese le mas.c.e pene


Aronte è un indovino etrusco che voleva vedere lontano , tanto era alta e libera che gli consentiva perfino la vista per  poter interrogare non solo gli uccelli ma anche le stelle,  davanti alla sua caverna,( osservatorio astronomico diremo oggi)  che in imbarazzo  per le sue ricerche senza frutto, dovette chiedere aiuto ad altri indovini per capire gli auspici che aveva richiesto e poi non saputi interpretare. Viveva nei marmi di Carrara, vicino a Luni, stada di passaggio per Lucca che era sotto l'influenza veronese.

20. 46 Aronta è quel ch'al ventre li s'atterga,

Aronta l’è quel che ‘ le buele sula tera gà,

20. 47 che ne' monti di Luni, dove ronca

che ne i monti de Luni, indoe ronca

20. 48 lo Carrarese che di sotto alberga,

el Cararese che de soto alberga

20. 49 ebbe tra ' bianchi marmi la spelonca

el ga avù tra bianchi marmi la caverna

20. 50 per sua dimora; onde a guardar le stelle

par so casa, indoe guardar le stele

20. 51 e 'l mar no li era la veduta tronca.

e al mar no gh’ era la vista tirà via.



Qui sotto Dante   introduce Manto / va  che è fatta da due Isole  principali  con due torri svettanti che gli fanno ricordare il seno femminile con i capezzoli irti, il resto è coperto da acqua. Dante giudica manto  / va  un po' trascurata  tutta boscosa,  cannicci, come una pelle pelosa, e come una donna che non acconcia i suoi capelli.

20. 52 E quella che ricuopre le mammelle,

E quela che te cuerze le tete ( acua )

20. 53 che tu non vedi, con le trecce sciolte,

che ti no te te vedi tuta sgavegnà

20. 54 e ha di là ogne pilosa pelle,

e la ga de là ogni pelosa pelle,



MANTO figlia di Tiresia era una principessa destinata a diventare regina, tuttavia andato in disgrazia il padre la figliola Manto è fuggita in esilio e ( ex ilio) e ha dovuto cercare in molti luoghi un posto adatto alle sue arti, dato che come principessa ne aveva imparate tante, poi trovò adatto e accogliente le Isole vicino a Andes,  isola natia di Virgilio,   e li, qui ha stabilito di fare una nuova città.

20. 55 Manto fu, che cercò per terre molte;

Manto che te le sta , l’a zsercà par isole tante;

20. 56 poscia si puose là dove nacqu'io;

dopo la sa meso là in’doe mi (virgilio) su l’acua son nato


così vorrei che mi ascoltaste, mettete attenzione in ciò che vi dico ( Virgilio-Dante)  lettori perchè vi faccio una confidenza: 
Dopo che Tiresia è morto, è venuta , Manto all'isola di Bacco, dopo aver per lungo tempo navigato, 

0. 57 onde un poco mi piace che m'ascolte.

.onde un poco me piase che me scoltè

20. 58 Poscia che 'l padre suo di vita uscìo,

dopo che l pa suo de vita l’è n’dà fora

20. 59 e venne serva la città di Baco,

e vegnua serva l’isola Baco

20. 60 questa gran tempo per lo mondo gio.

sta qua gran tempo par el mondo girà.




Per spiegare a chi non è di questi posti  dove si trova Manto/ va  , Dante fa una digressione geografica spiegando bene dove si trova questo luogo.e da questa spiegazione molto efficace anche attuale: Sopra in Italia del nord tra le alpi e gli appennini  c'è un lago  (una infinità di isolotti una foresta planiziale n.d.r.  o pianura padana oggi modificata ),  questo lago si conclude  in Romagna ( lamagna). Sopra c'è Tiralli = Trento, il trentino,  dove troviamo il Benaco, che riceve affluenti da mille fonti. e forse più. Un benaco molto più esteso di quello odierno se  come scrive si formava sotto gli Appenini,  arrivava in Val Camonica e a Garda.

20. 61 Suso in Italia bella giace un laco,

Suso in Italia bela distesa un lago

20. 62 a piè de l'Alpe che serra Lamagna

al pieè de l’Alpe che sara Lamagna

20. 63 sovra Tiralli, c'ha nome Benaco.

.sora Tirali , gà nome Benaco.

20. 64 Per mille fonti, credo, e più si bagna

par mile, fontane, credo, e piasè se bagna

20. 65 tra Garda e Val Camonica e Pennino

tra Garda e Val Comunica e Penin




Questa grande laguna grande, non  piccola come l'odierno  lago di Garda solamente, ha come confini il tentino, il Bresciano e il veronese. Se voi principe Scala posso tracciare chiari confini se fossi incaricato e potessi vedere ed esplorare  qui luoghi con un sopralluogo , una missione,  So dice Dante che a Peschiera c'è un bello e forte castello, ( arnese), governato dagli Scaligeri e utile e necesario per scoraggiare e saper far fronte a Bresciani e i Bergamaschi, ciò scoraggia loro  di venire qui  nel veronese a far bottino o guerra. 

20. 66 de l'acqua che nel detto laco stagna.

.de l’acua che nel dito lago sta.

20. 67 Loco è nel mezzo là dove 'l trentino

Lago l’è nel mezo là indoe el trentin

20. 68 pastore e quel di Brescia e 'l veronese

pastor e quel de Brescia e l’veronese

20. 69 segnar poria, s'e' fesse quel cammino.

.segnar podaria , se fese quela caminada

20. 70 Siede Peschiera, bello e forte arnese

sentà Peschiera , belo e forte castel

20. 71 da fronteggiar Bresciani e Bergamaschi,

da frontegiar Brescianie e Bergamaschi



Ed ora Dante descrive in maniera sublime il mitico Mincio oggi tutto sbarramenti, a sud del lago di garda e di peschiera:
Dante descrive la riva del lago, dopo l'anfiteatro morenico, dove le linee di  riva  vanno giù,  teniamo presente che lui è i barca, dà il consiglio di convenienza agli Scala ovvero donviene unificare  per questa rotta tutta l'acqua che non riesce a stare nel lago,  il Mincio, l'acqua  scorre tra verdi prati   nel restringimento del corso dell'acqua essa si mette accorere  e la barca che  prende un grande abbrivio  fa un po' battere più forte il cuore  per la preoccupazione della velocità intrapresa e da quella curva, strettoia , l'acqua che scorre  non si chiama più Benaco ma Mincio     


20. 72 ove la riva 'ntorno più discese.

Indoe la riva i‘n’torno piasè va zsò

20. 73 Ivi convien che tutto quanto caschi

li convien che tuto quanto casca

20. 74 ciò che 'n grembo a Benaco star non può,

quel che in panza a Benaco star no pol

20. 75 e fassi fiume giù per verdi paschi.

e se fa acua par verdi prà.

20. 76 Tosto che l'acqua a correr mette co,

Quando che l’acua a corar mete el cor,

20. 77 non più Benaco, ma Mencio si chiama

no se ciama più Benaco ma Mencio

20. 78 fino a Governol, dove cade in Po.  

fin a Governol, in’doe casca in Po


E qui Dante presica che il Mincio fisce a Governolo, (Governo dell'acqua)  da qui si decide quanta acqua far passare e quanta no. va precisato che nel secolo XIII XIV Mantova era un protettorato Scaligero tanto è vero che Alberto primo   la governava  nel 1277 quando suo fratello Mastino fu  assassinato. 
Dopo Govern  lo ,  vi è una distesa d'acqua  a forma di lama, che ha una forma di lama( a dopia ogiva contrapposta)  in questa lama come  una ostia _ Ostilia_ = Foce,  l'acqua forma una lagumna,  estesa,  con un sottile strato di acqua sottile come una lama, che solo di rado , talvolta solo d'estate l'acqua diventa poca e in quel lago ( i padri insegnano giocando ai figli con i pali  a fluitare i pali degli alberi tagliati che vengono da monte  n.d.r.) 


20. 79 Non molto ha corso, ch'el trova una lama,

No tanto l’avea corso, ch’el cata na lama

20. 80 ne la qual si distende e la 'mpaluda;

ne la qual se distende e là con i pali szuga;

20. 81 e suol di state talor essere grama.

. solo d’istà ciare olte ghe poca acua




Qui sotto dall' 82°  verso  Dante ritorna al racconto confidenziale  che così narra:
Manto, con la sua barca e e la sua corte quando era ancora giovane , inesperta,  vedendo queste due Isole dove poi sorgerà appunto  Manto / va  , ingenuamente non vedendo nulla di seminato tra quelle due isole,  tra quella terra tratta su dall'acqua, e trattenuta da pali conficcati nella "cora e nela crea",    senza persone , aapparentemente abbandonate, quando in realtà erano Isole sotto la giurisdizione ISOLANA DEGLI SPARTI, SPARSI, SPERSI, INTORNO A SPARE',  penso di fermarsi finalmente e dare inizio ad una nuova epopea insegnado agli Sparti delle Isole, tante nuove Arti, che essi non conoscevano. Li si è insediata con la sua corte,  per sfuggire  a chi  la insidiava, per sfuggire ai gruppi a lei ostili, e con i suoi servi  sviluppò molte arti  che divulgò così felicemente, che  quando morì,  gli Isolani Sparti d'intorno non tirarono a sorte per   dare il nome a quei due Isolotti, assurti a città, ma  unanimente la vollero dedicare a lei che  aveva dato tante  belle Arti e  aveva rafforzato la loro  stirpe e le difese di queste isole, senza indugio la  vollero  chiamare   "MANTO"  ...va, anche se  quelle Isole erano  e quell'acqua d'intorno  il cimitero degli Sparti, attesato dai grandi infiniti ritrovamenti archeologici di delle attuali dette dai modificatori Valli Grandi veronesi.


20. 82 Quindi passando la vergine cruda

Alora pasando la vergine zoena

20. 83 vide terra, nel mezzo del pantano,

l’a visto l’isola in mezso dei pontoni (pali a ponta che ten la tera)

20. 84 sanza coltura e d'abitanti nuda.

.senza gnente semenà e senza nesun

20. 85 Lì, per fuggire ogne consorzio umano,

Li, par scapar via da ogni gr /u/o/po uman

20. 86 ristette con suoi servi a far sue arti,

la sa meso con i so servi a far le so arte

20. 87 e visse, e vi lasciò suo corpo vano.

. l’a visuo , e l’a lasà el so corpo inutile.

20. 88 Li uomini poi che 'ntorno erano Sparti

I’omeni che intorno se ciamava Sparti

0. 89 s'accolsero a quel loco, ch'era forte

i sa catà su a ch’el lago che l’era forte

20. 90 per lo pantan ch'avea da tutte parti.

.par che le isole con pali a ponta piantè gavea da tute le parte.


20. 91 Fer la città sovra quell'ossa morte;

I’a fato la cità sora che i ‘ osi morti era un cimitero dei sparti

20. 92 e per colei che 'l loco prima elesse,

par quela che l’isola l’ha eleta

20. 93 Mantua l'appellar sanz'altra sorte.

Mantoa i la ciamà senza tirar a sorte.




E qui sotto Dante introduce un'altro tema a lui caro quello dell'esilio ( ex ilio ndr) facendo il parallelo, con  casoldi  in epoca Scaligera, esiliarono da Moantova, i i Da Pinamonte con imbrogli, truccando la giurisdizione elettorale con un vero e proprio imbroglio,. Ora fa un'altra confidenza ( Virgilio-Dante, )   


20. 94 Già fuor le genti sue dentro più spesse,

Zà fora la gente sua, drento piasè ciosze,

20. 95 prima che la mattia da Casalodi

prima che la matia de Casoldi

20. 96 da Pinamonte inganno ricevesse.

da Pinamonte imbroi ricevese.



Così che il lettore  viene tirato a sè come quando si racconta qualcosa di segreto all'orecchio di un confidente, lo si fa partecipe  di un segreto . Ebbene dice (Virgilio- Dante) queste isole non godono  di grande fama nell'intorno, tra i confinanti, che descrivono male e peggio questi isolani.  Virgilio - Dante  attestano qui che questi isolani non hanno nulla a che fare con gli imbrogli, come invece  i nemici li descrivono.  

20. 97 Però t'assenno che, se tu mai odi

Però “vien qua vizsin” che , se Ti mai te scolti

20. 98 originar la mia terra altrimenti,

l’origine (infamia = gogna) de la me Isola cavetelo,

20. 99 la verità nulla menzogna frodi».

la verità no la ga gnente a che far coi imbroi.”


Così Dante non dubita, e i ragionamenti di Virgilio su queste Isole,  no lo lasciano  dubitare  neanche un po' sulla bontà della confidenza del "Maestr" Virgilio, tanto sono a te fedele, e così che chi parla male di questa gente,  mi fa l'effetto del cabone, spemnto, non mi fanno male, non li considero.


20.100 E io: «Maestro, i tuoi ragionamenti

“ Maestro , i to ragionamenti

20.101 mi son sì certi e prendon sì mia fede,

i m’è cosita sicuri che i me ciapa sì la me fede,

20.102 che li altri mi sarien carboni spenti.

.ch’ i’altri me saria carboni smorzsè.



Qui Dante chiede,  a chi si può mirare, pensare,   per la successione ( in manto va, ) proprio perchè protettorato dei Veonesi, e con una successione illegittima fatta da un colpo di stato.  chi è degno di prendere le redini di questa città chiede dante a Virgilio?Chi è degno di essere preso  in considerazione, che  gli Scala e di conseguenza anc'io (Dante) non facciamo altro che pensare a questo? Virgilio propone un personaggio che forse è l'antenato  capostipite dei Gonzaga, Qui l'allusione indagata da me ha dato questo presumibile responso ovvero un erede  di Calcante  personaggio infidi perchè  tagliano la corda quando se la vedono brutta.


20.103 Ma dimmi, de la gente che procede,

Ma dime , de la gente che vien vanti,

20.104 se tu ne vedi alcun degno di nota;

se ti no te vedi gnesun degno de esar in nota;

20.105 ché solo a ciò la mia mente rifiede».

.che solo a quel el me szervel sta.

20.106 Allor mi disse: «Quel che da la gota

Alora me dise : “ Quel che ga la gota

20.107 porge la barba in su le spalle brune,

el ga la barba su le spale brune,

20.108 fu - quando Grecia fu di maschi vòta,

quando la Grecia l’è sta de masci uda,

20.109 sì ch'a pena rimaser per le cune –

che despiaser e vegnù par le cune

20.110 augure, e diede 'l punto con Calcanta

augurè, el ga dato el ponte con Calcanta

20.111 in Aulide a tagliar la prima fune.

In Aulide a taiar la prima soga.



Oppure suggerisce Virgilio a Dante Euripilo ha le doti di colui che vuole tornare in patria,  così Dante fa capire conosce tutta e tanta la tragedia di Virgilio narrata nell'Eneide, nelle Georgiche, nelle Bucoliche, anch'esse narranti del dolore della perdita della patria natia amata.

20.112 Euripilo ebbe nome, e così 'l canta

Euripilo el ga avù nome, e così, l’a cantà

20.113 l'alta mia tragedìa in alcun loco:

l’alta me tragedia in ch’el lago

20.114 ben lo sai tu che la sai tutta quanta.

ben te la se ti virgilio che te la se tuta quanta.



altro personaggio era all'attenzione ...Michele Scoto, in inglese Michael Scot (Scozia1175 circa – 1232 circa o 1236), è stato un filosofo scolasticoastrologo e alchimista scozzese, attivo presso la corte siciliana di Federico II di Svevia.

Asdente  originario di Reggio Emilia (o forse di Parma) e di professione ciabattino, ma nella seconda metà del Duecento divenne famoso per le sue predizioni. A lui si affidavano per esempio il vescovo di Parma e anche altri politici e religiosi del suo tempo. Salimbene, suo concittadino, lo ricorda nella sua Cronaca con stima e devozione.Dante Alighieri lo cita qui e prima nel Convivio come esempio di fama che non corrisponde alla nobiltà

personaggi  a cui non fare affidamento perchè  imbroglioni e poco affidabili che una volta  lasciata la loro arte certosina dell'ago e del filo, dovettero pentirsi di ciò.

20.115 Quell'altro che ne' fianchi è così poco,

Quel’altro che nei fianchi l’è cosita poco,

20.116 Michele Scotto fu, che veramente

Michele Scotto l’è sta , che veramente

20.117 de le magiche frode seppe 'l gioco.

.dei magici imbroi l’a savù el zsvgo.

20.118 Vedi Guido Bonatti; vedi Asdente,

Guarda Guido Bonatti; guarda Asdente,

20.119 ch'avere inteso al cuoio e a lo spago

ch’el avea tirà al corame e al spago

20.120 ora vorrebbe, ma tardi si pente.

adeso voria , ma tardi el se pente .

 20.121 Vedi le triste che lasciaron l'ago,

eto visto che triste che i’ à lasà la ucia

20.122 la spuola e 'l fuso, e fecersi 'ndivine;

el fuso , e i sa fato facendier e indovene;

20.123 fecer malie con erbe e con imago.

fato malifici con erbe e con sugestion.

20.124 Ma vienne omai, ché già tiene 'l confine



Il ventesimo canto va a terminare perchè la barca si avvicina alla torreta Veneta,Segno del Confine Veronese e poi Veneziano,  dove la giurisdizione Isolana finisce, così finisce il canto e ribadisce  di stare sereni che la luna piena illumina queste acque delle Isole Sparse poichè qui  non si è mai fatto del male a nessuno, Confine con le spine e Rovi  ( Rovigo, il polesine) eredi di caino sotto  Ostilia e no sobilia.
Così  la barca esce dalla giurisdizione delle isole Sparse, sotto Torretta, per proseguire in un altro stato, quello Veneto veneziano da cui prenderà l'avvio del 21° canto.


Ma e vegnù ormai, che zsà el tien el confin

20.125 d'amendue li emisperi e tocca l'onda

amen de tute do le Isole indoe toca l’onda

20.126 sotto Sobilia Caino e le spine;

soto Sobilia Caino e le spine;

20.127 e già iernotte fu la luna tonda:

e zsà ieri note ghe sta la luna piena:

20.128 ben ten de' ricordar, ché non ti nocque

ben tien de ricordar, ch’ei no i ta fato gnente

20.129 alcuna volta per la selva fonda».

gnanca na olta par la selva fonda”.

20.130 Sì mi parlava, e andavamo introcque

Si me parlava, e ‘in dela nave sora l’ acua n'davene




Traduzione e Prosa di Renato De Paoli propedeutica alla spedizione argonauta Crocieristica del 28 Aprile 2019, Torretta ( lama, selva fonda,) Manto  va , Toreta veneta,  Voce recitante Elisa Frison, Organizzazione Claudia De Fanti