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mercoledì 27 luglio 2011

Renato De Paoli poeta L'antica città nella foresta della Carpanea Menago

martedì 26 luglio 2011

ISOLE VENEXIA ultimo atto.

Scrivere di Venezia è molto facile oppure è molto difficile, come un dramma o una farsa: Il tempo è il peggior nemico. Presente, passato o futuro? Da che parte guardare, queste Isole; dal Mare o dalla « terra-fermà »? Raccontare le glorie i fasti, celebrarla, o stendere il necrologio? Questo è l’incipit ma la conclusione è Venezia muore. Di morte lenta, una lunga agonia, come morì li vicino Adria, Spina, Aquileia, Portogruaro, Altino, Concordia. Come sta morendo l’Isola Ciossa ( Chioggia) Non per colpa di Dio, ma per precisa volontà degli uomini. Questo infinito arcipelago popolato di mille Isole che sono sempre state rifugio e protezione, scomparso l’arcipelago scomparse le Isole anche le Rialtine fra poco. Aggredite da terra, da argini, idrovore, ideologie, luoghi comuni. Fra cento duecento anni nessuno scoprirà più facilmente che le Isole Rialtine erano isole e sono state atterrate, come tutte le città Venete. La stessa meraviglia e stupore che fa oggi sapere che tra queste isole era il comando di una potente flotta che dominava fino a poco più di duecento anni fa le rotte da e per Costantinopoli. Venezia è un’invenzione del genere umano che spiega l’altro lato, spiega e rende visibile fisicamente l’uomo sull’acqua, erede millenario dei palafitticoli Sparsi nella grande laguna dei Sette Mari, la lag-una (grande e unica) degli Avi/e, una laguna che godeva di di due alte e due basse maree al giorno fino ed oltre Mantova. Una Laguna di acqua dolce, trasparente, chiara, fresca. Laguna « Dove si stende come una lama » « e sol d’estare tal volta esser grama » racconta Dante Alighieri nel XX° canto della prima cantica, mentre s’inoltra verso Venezia a vedere e descrivere ciò che a nessuno poteva esser mostrato per essere divulgato. Violato il segreto fine della millenaria storia Veneta – Veneziana. Violata Corcira, violata il principio di guardare e cogliere i generosi e grandi frutti dalla pandora dell’ »Oceano Straboniano » Venezia si commiata piano piano, con i popoli che l’abitarono, dal palcoscenico del mondo.