20 canto, 1a cantica: COMMEDIA DANTE ALIGHIERI
Dante è arrivato attraversando il Tartaro, (quello della Crociera del 28) attraversa la selva scura delle Isole Sparse del Veronese ed è scampato all'arresto giungendo alla corte di Verona, sotto la protezione di Verde principessa Isolana da bionde data in sposa ad Alberto 1° Scala , morto nel 1301 , quando Dante è fuggito perchè bandito da Firenze e dallo stato Pontificio, dai suoi legati o alleati come Ferrara, (Collezionerà ben tre condanne a morte in contumacia,fino al 1321 anno in cui ,secondo me viene avvelenato e muore a Ravenna )
Bene, anzi male, con la fuga non può portare niente con sè. Per questo nel 20° scrive una memoria di sè. Lui già primo ministro in un triunviro a Firenze, oggi fuggiasco, ridotto a chiedere aiuto e protezione ad una Signoria da poco insediata, piena di pericoli, insidie, dei vicine. Dante è spogliato di tutto quando arriva nel veronese, la sua fama è diventata una disgrazia, perchè è famoso, e non c'è nulla di più piacevole per il volgo che deridere e vilipendere un potente caduto in disgrazia. Così descrive ogni giorno le sue disgrazie, oggi qui ne scrive un'altra pena delle tante che lo angosciano.
20. 1 Di nova pena mi conven far versi
De nantra desgrazia me convien scrivar
20. 2 e dar matera al ventesimo canto
e dar materia al vintesimo canto
20. 3 de la prima canzon ch'è d'i sommersi.
de la prima canzon che de giorni ì' è pieni.
Dante in Verona deve esercitare qualche arte per poter sopravvivere e non essere di peso a sè e a chi lo ospita.
Così lui si prepara ad intraprendere una missione un viaggio su incarico degli Scala (da verde e Bartolomeo) , scala che hanno perso il timone traballante tenuto dal padre Alberto 1 Scala, che lo mandano presso le corti d'intorno a cercar alleanze prima che i vicini facciano un boccone di loro Scala, e del veronese.
Dante è talmente vilipeso, umiliato , nullatenente ( a parte il suo grande sapere "dura roccia"), che preparando il baule per il viaggio che lì a po intraprenderà, vede il baule vuoto, che si bagna delle sue lacrime , perche Dante piange amaramente per le pene che deve sopportare , esule , in una corte che non conosce se non per fama.
0. 4 Io era già disposto tutto quanto
Mi o zà preparà tuto quanto
20. 5 a riguardar ne lo scoperto fondo,
e guardo da novo nel scuerto fondo (del baul)
20. 6 che si bagnava d'angoscioso pianto;
che se bagnava ingosà dal pianzar;
Mentre si prepara al viaggio alla missione è stato alloggiato in una stanza poco confortevole per non dire peggio, peggio di una monolocale, mal messo di oggi diremo.Da questo alloggio , forse in una torre, vede dalla finestrucola delle persone che vengono avanti da dove l'Adige in Verona ( da dietro il Duomo a ponte Pietra) fa una avvallamento e una curva molto ampia. Queste persone vengono verso la sua dimora, in silenzio, chiedendo udiensa ( lagrimando) alla porta dell'alloggio di Dante. Dante aveva pestato i piedi agli architetti locali , diremo oggi , offrendosi di fare pure l'architetto per gli Scala, così Dante ci dice chi da li a poco da chi verrà aggredito , ovviamente minacciato a l'asciar perdere quella arte che nuoceva loro. ( sono quelli che fanno le tane in questo modo, sono quelli che fanno gli edifici di allora così miseri e simili a tane.
e ho visto gente par el valon tondo
20. 8 venir, tacendo e lagrimando, al passo
che vegnea , tasendo e lagrimando, ala porta
20. 9 che fanno le letane in questo mondo.
che i fa le tane i sto modo.
20. 10 Come 'l viso mi scese in lor più basso,
Qui c'è la descrizione , minuta dell'aggressione:
Come la facia me n’dà szò in iorlo piasè baso,
20. 11 mirabilmente apparve esser travolto
go avù na straordinaria aparizion e son sta rebaltà
20. 12 ciascun tra 'l mento e 'l principio del casso;
ogni uno tra la sbesola e el prinzsipio del caszo;
20. 13 ché da le reni era tornato 'l volto
ché dai reni era vegn’ù deolta la facia
20. 14 e in dietro venir li convenia,
Il povero Dante, aperta la porta e abbassata la testa , viene spinto a terra all'improvviso, dopo aver ricevuto pugni violenti il primo pugno sulla mandibola, il secondo nei coglioni, o palle che dir si voglia, poi viene colpito suil fianco ai reni, e poi ancora un altro pugno ancora in faccia.
Gli aggressori fabbricieri, complottavano, tra di loso e hanno deciso una simile aggressione poichè essi non sapevano che Dante godeva della protezione del Principe veronese e della famiglia, Signoria Scala molto vicini all'Imperatore, ma come fanno tutte le confraternite locali , gli accademici, ascoltano , seguono il capo che li ammaestra, e così essi gli ammaestrati , non potendo vedere davanti a loro, perche intenti nel gardar dietro di non esser sorpassati, quando si ferma, o incoccia, va a sbattere il capo, il guru,il cattedrattico, dieremo oggi, si scontrano e si vanno addosso al primo, poi addosso tutti gli altri, come i vagoni adfdosso alla motrice deragliata.
Forszi par forza zsà da par lori parlava
20. 17 si travolse così alcun del tutto;
sen’ n’d’ava adoso cosita uno doso a tuti;
20. 18 ma io nol vidi, né credo che sia.
Dante non ha le prove di quanto scrive, lo ammette lui stesso " io non ho visto"
" voglio non credere che esista " un complotto contro di me ( Dante)
20. 18 ma io nol vidi, né credo che sia
Ma mi no l’avea visto, ne credo che esista.
Però dante ricava un insegnamento e ce lo trasmette a noi che leggiamo, un isegnamento sempre attuale:" Se la fortuna divina ti dona la fortuna il frutto della lettura e dello studio che sia questo di lezione di monito:..... fai tesoro di questo insegnamento , lettore, da ADESSO PENSA PER TE E NON FICCARE IL NASO IN ALTRE PROFESSIONI,
20. 19 Se Dio ti lasci, lettor, prender frutto
Se Dio te lasa, letor , ciapar fruto
20. 20 di tua lezione, or pensa per te stesso
de to lezsion, adeso pensa par ti steso
Però Dante si interroga e si chiede come poteva egli, dante , non piangere, quando pubblicamente li intorno , veniva dileggiato, diffamato , vilipeso, e come fareste voi lettori a non piangere vedendovi descritti in tutt'altra maniera, da come siete, la vostra immagine infangata , diffamata, distorta, che lui Dante vedendosi così descritto piange così tanto che le lacrime gli bagnano perfino le natiche per le offese ricevute.
20. 21 com'io potea tener lo viso asciutto,
come podea mi tegner el viso suto,
20. 22 quando la nostra imagine di presso
quando la nostra imagine un poco dopo
20. 23 vidi sì torta, che 'l pianto de li occhi
o visto cosita girà, che el pianto nei oci
20. 24 le natiche bagnava per lo fesso.
le ciape bagnava par l’ofesa.
Qui dante ci rassicvura e rassicura sè, che pingere con una cultura solida alle spalle ( la dura roccia) ti aiuta a non cadere nella vita, o a rialzarti.ad affrontare le più dure esperienze, e così mentre parte per la missione sulla barca , con il barcarolo, che lo porterà da Verona sente il che il saggio barcarolo ( Virgilio letto sui libri e il saggio barcarolo vero) Gli pongono questa domanda che contiene già la risposta: " Ti fai ancora giudicare dagli altri? "
20. 25 Certo io piangea, poggiato a un de' rocchi
Sicuro, mi pianzea, pontelà a una de le roce el saver studià
20. 26 del duro scoglio, sì che la mia scorta
dela dura riva, si che la me scorta el me barcarol
20. 27 mi disse: «Ancor se' tu de li altri sciocchi?
. ma dito: “Ancora se ti de i’altri so’ oci? “
Qui nelle Isole Sparse e nella Signoria Veronese Scala ( quelle della crociera del 28 aprile 2019 da torretta a Mantova) esiste , regna, si amministra giustizia, quando , fuori da questa giurisdizione , fuori da questa Marca, in altre corti, la giustizia è ben morta .. da tempo, alludendo a Firenze e Roma.
20. 28 Qui vive la pietà quand'è ben morta;
Qua vive la pietà quando l’è ben morta;
Altra domanda si pone Dante: ma chi è quello scellerato che vuole sostituirsi alla giustizio divina mettendosi sopra quella umana, con che diritto si vuol giudicare chi spesso è guidato dalla passione ad intraprendere delle iniziative?
20. 29 chi è più scellerato che colui
c’elo piasè disgrazià de quel
20. 30 che al giudicio divin passion comporta?
.che al giudizio divin pasion comporta?
Ci da la risposta, Dante, tieni dritta la testa, e la schiena aggiungo e propone un esempio di un evento mitico di chi vuol toccare il cielo con il carro alato rubato a Giove da Fetonte, Fidante,Anfiarao = sempre lo stesso personaggio che voleva scatenare la guerra , per problemi suoi, sentendosi divino,scatena la guerra , ma finisce a cadere nell'Aesis Po Eridano Padus come chi troppo in alto sale e precipetevolissimovolvente cade , e cade vicino a Fidenza Po con il carro cade facendo una brutta fine.
20. 31 Drizza la testa, drizza, e vedi a cui
Indriza la testa , indrizela, e guarda la indoe là
20. 32 s'aperse a li occhi d'i Teban la terra;
la verto i’oci del Teban ne l'isola;
20. 33 per ch'ei gridavan tutti: "Dove rui,
par quei che sbraiava tuti: “ in do sito iroià,
20. 34 Anfiarao? perché lasci la guerra?".
Anfiarao? Parchè molito la guera?”
Così il povero Anfiarao, fetonte Fidante ( Icaro) finisce rovinosamente nella valle del Po che un labirinto delle Isole che ti prendono come il labirinto di Minosse dove persa la strada si veniva poi sbranati.
20. 35 E non restò di ruinare a valle
E no ghe restà de rovinar nela val
20. 36 fino a Minòs che ciascheduno afferra.
fin a Minòs che ogni uno el ciapa.
Altro monito dantesco: Guardate gli avidi hanno braccia corte che spuntano dal petto alle spalle e tutto vorrebbero prendere perchè credono e vogluiono vedere molto, troppo avanti loro, e non si accorgono che guardano dietro e dietro rinculano sul loro cammino.
20. 37 Mira c'ha fatto petto de le spalle:
Ocio el dal peto ghe ven fora le spale:
20. 38 perché volle veder troppo davante,
parchè vol vedar masa avanti
20. 39 di retro guarda e fa retroso calle.
.dedrio guarda el fa indrio cul la cale
Qui Dante fa due esempi di persone che vedogliono vedere troppo avanti: Tiresia e il Carrarese. Tiresia si è perfino trasformato in femmina per vedere come si sta dall'altra parte e poi è ritornato ad essere maschio, perchè no gli conveniva, facendo appello alla scinza della famacopea e della medicina ( il bastone di ascelepiao)
20. 40 Vedi Tiresia, che mutò sembiante
Vedito Tiresia, che l’ha cambià “sponda”
20. 41 quando di maschio femmina divenne
quando da mascio, femena l’è deventà
20. 42 cangiandosi le membra tutte quante;
el sa trasformà , i manubri tuti quanti;
20. 43 e prima, poi, ribatter li convenne
e prima, e dopo, rebatar ghe convien
20. 44 li duo serpenti avvolti, con la verga,
i du bissi irrodolè, con la verga,
20. 45 che riavesse le maschili penne
.che riavese le mas.c.e pene
Aronte è un indovino etrusco che voleva vedere lontano , tanto era alta e libera che gli consentiva perfino la vista per poter interrogare non solo gli uccelli ma anche le stelle, davanti alla sua caverna,( osservatorio astronomico diremo oggi) che in imbarazzo per le sue ricerche senza frutto, dovette chiedere aiuto ad altri indovini per capire gli auspici che aveva richiesto e poi non saputi interpretare. Viveva nei marmi di Carrara, vicino a Luni, stada di passaggio per Lucca che era sotto l'influenza veronese.
20. 46 Aronta è quel ch'al ventre li s'atterga,
Aronta l’è quel che ‘ le buele sula tera gà,
20. 47 che ne' monti di Luni, dove ronca
che ne i monti de Luni, indoe ronca
20. 48 lo Carrarese che di sotto alberga,
el Cararese che de soto alberga
20. 49 ebbe tra ' bianchi marmi la spelonca
el ga avù tra bianchi marmi la caverna
20. 50 per sua dimora; onde a guardar le stelle
par so casa, indoe guardar le stele
20. 51 e 'l mar no li era la veduta tronca.
e al mar no gh’ era la vista tirà via.
Qui sotto Dante introduce Manto / va che è fatta da due Isole principali con due torri svettanti che gli fanno ricordare il seno femminile con i capezzoli irti, il resto è coperto da acqua. Dante giudica manto / va un po' trascurata tutta boscosa, cannicci, come una pelle pelosa, e come una donna che non acconcia i suoi capelli.
20. 52 E quella che ricuopre le mammelle,
E quela che te cuerze le tete ( acua )
20. 53 che tu non vedi, con le trecce sciolte,
che ti no te te vedi tuta sgavegnà
20. 54 e ha di là ogne pilosa pelle,
e la ga de là ogni pelosa pelle,
MANTO figlia di Tiresia era una principessa destinata a diventare regina, tuttavia andato in disgrazia il padre la figliola Manto è fuggita in esilio e ( ex ilio) e ha dovuto cercare in molti luoghi un posto adatto alle sue arti, dato che come principessa ne aveva imparate tante, poi trovò adatto e accogliente le Isole vicino a Andes, isola natia di Virgilio, e li, qui ha stabilito di fare una nuova città.
20. 55 Manto fu, che cercò per terre molte;
Manto che te le sta , l’a zsercà par isole tante;
20. 56 poscia si puose là dove nacqu'io;
dopo la sa meso là in’doe mi (virgilio) su l’acua son nato
così vorrei che mi ascoltaste, mettete attenzione in ciò che vi dico ( Virgilio-Dante) lettori perchè vi faccio una confidenza:
Dopo che Tiresia è morto, è venuta , Manto all'isola di Bacco, dopo aver per lungo tempo navigato,
0. 57 onde un poco mi piace che m'ascolte.
.onde un poco me piase che me scoltè
20. 58 Poscia che 'l padre suo di vita uscìo,
dopo che l pa suo de vita l’è n’dà fora
20. 59 e venne serva la città di Baco,
e vegnua serva l’isola Baco
20. 60 questa gran tempo per lo mondo gio.
sta qua gran tempo par el mondo girà.
Per spiegare a chi non è di questi posti dove si trova Manto/ va , Dante fa una digressione geografica spiegando bene dove si trova questo luogo.e da questa spiegazione molto efficace anche attuale: Sopra in Italia del nord tra le alpi e gli appennini c'è un lago (una infinità di isolotti una foresta planiziale n.d.r. o pianura padana oggi modificata ), questo lago si conclude in Romagna ( lamagna). Sopra c'è Tiralli = Trento, il trentino, dove troviamo il Benaco, che riceve affluenti da mille fonti. e forse più. Un benaco molto più esteso di quello odierno se come scrive si formava sotto gli Appenini, arrivava in Val Camonica e a Garda.
20. 61 Suso in Italia bella giace un laco,
Suso in Italia bela distesa un lago
20. 62 a piè de l'Alpe che serra Lamagna
al pieè de l’Alpe che sara Lamagna
20. 63 sovra Tiralli, c'ha nome Benaco.
.sora Tirali , gà nome Benaco.
20. 64 Per mille fonti, credo, e più si bagna
par mile, fontane, credo, e piasè se bagna
20. 65 tra Garda e Val Camonica e Pennino
tra Garda e Val Comunica e Penin
Questa grande laguna grande, non piccola come l'odierno lago di Garda solamente, ha come confini il tentino, il Bresciano e il veronese. Se voi principe Scala posso tracciare chiari confini se fossi incaricato e potessi vedere ed esplorare qui luoghi con un sopralluogo , una missione, So dice Dante che a Peschiera c'è un bello e forte castello, ( arnese), governato dagli Scaligeri e utile e necesario per scoraggiare e saper far fronte a Bresciani e i Bergamaschi, ciò scoraggia loro di venire qui nel veronese a far bottino o guerra.
20. 66 de l'acqua che nel detto laco stagna.
.de l’acua che nel dito lago sta.
20. 67 Loco è nel mezzo là dove 'l trentino
Lago l’è nel mezo là indoe el trentin
20. 68 pastore e quel di Brescia e 'l veronese
pastor e quel de Brescia e l’veronese
20. 69 segnar poria, s'e' fesse quel cammino.
.segnar podaria , se fese quela caminada
20. 70 Siede Peschiera, bello e forte arnese
sentà Peschiera , belo e forte castel
20. 71 da fronteggiar Bresciani e Bergamaschi,
da frontegiar Brescianie e Bergamaschi
Ed ora Dante descrive in maniera sublime il mitico Mincio oggi tutto sbarramenti, a sud del lago di garda e di peschiera:
Dante descrive la riva del lago, dopo l'anfiteatro morenico, dove le linee di riva vanno giù, teniamo presente che lui è i barca, dà il consiglio di convenienza agli Scala ovvero donviene unificare per questa rotta tutta l'acqua che non riesce a stare nel lago, il Mincio, l'acqua scorre tra verdi prati nel restringimento del corso dell'acqua essa si mette accorere e la barca che prende un grande abbrivio fa un po' battere più forte il cuore per la preoccupazione della velocità intrapresa e da quella curva, strettoia , l'acqua che scorre non si chiama più Benaco ma Mincio
20. 72 ove la riva 'ntorno più discese.
Indoe la riva i‘n’torno piasè va zsò
20. 73 Ivi convien che tutto quanto caschi
li convien che tuto quanto casca
20. 74 ciò che 'n grembo a Benaco star non può,
quel che in panza a Benaco star no pol
20. 75 e fassi fiume giù per verdi paschi.
e se fa acua par verdi prà.
20. 76 Tosto che l'acqua a correr mette co,
Quando che l’acua a corar mete el cor,
20. 77 non più Benaco, ma Mencio si chiama
no se ciama più Benaco ma Mencio
20. 78 fino a Governol, dove cade in Po.
fin a Governol, in’doe casca in Po
E qui Dante presica che il Mincio fisce a Governolo, (Governo dell'acqua) da qui si decide quanta acqua far passare e quanta no. va precisato che nel secolo XIII XIV Mantova era un protettorato Scaligero tanto è vero che Alberto primo la governava nel 1277 quando suo fratello Mastino fu assassinato.
Dopo Govern lo , vi è una distesa d'acqua a forma di lama, che ha una forma di lama( a dopia ogiva contrapposta) in questa lama come una ostia _ Ostilia_ = Foce, l'acqua forma una lagumna, estesa, con un sottile strato di acqua sottile come una lama, che solo di rado , talvolta solo d'estate l'acqua diventa poca e in quel lago ( i padri insegnano giocando ai figli con i pali a fluitare i pali degli alberi tagliati che vengono da monte n.d.r.)
20. 79 Non molto ha corso, ch'el trova una lama,
No tanto l’avea corso, ch’el cata na lama
20. 80 ne la qual si distende e la 'mpaluda;
ne la qual se distende e là con i pali szuga;
20. 81 e suol di state talor essere grama.
. solo d’istà ciare olte ghe poca acua
Qui sotto dall' 82° verso Dante ritorna al racconto confidenziale che così narra:
Manto, con la sua barca e e la sua corte quando era ancora giovane , inesperta, vedendo queste due Isole dove poi sorgerà appunto Manto / va , ingenuamente non vedendo nulla di seminato tra quelle due isole, tra quella terra tratta su dall'acqua, e trattenuta da pali conficcati nella "cora e nela crea", senza persone , aapparentemente abbandonate, quando in realtà erano Isole sotto la giurisdizione ISOLANA DEGLI SPARTI, SPARSI, SPERSI, INTORNO A SPARE', penso di fermarsi finalmente e dare inizio ad una nuova epopea insegnado agli Sparti delle Isole, tante nuove Arti, che essi non conoscevano. Li si è insediata con la sua corte, per sfuggire a chi la insidiava, per sfuggire ai gruppi a lei ostili, e con i suoi servi sviluppò molte arti che divulgò così felicemente, che quando morì, gli Isolani Sparti d'intorno non tirarono a sorte per dare il nome a quei due Isolotti, assurti a città, ma unanimente la vollero dedicare a lei che aveva dato tante belle Arti e aveva rafforzato la loro stirpe e le difese di queste isole, senza indugio la vollero chiamare "MANTO" ...va, anche se quelle Isole erano e quell'acqua d'intorno il cimitero degli Sparti, attesato dai grandi infiniti ritrovamenti archeologici di delle attuali dette dai modificatori Valli Grandi veronesi.
20. 82 Quindi passando la vergine cruda
Alora pasando la vergine zoena
20. 83 vide terra, nel mezzo del pantano,
l’a visto l’isola in mezso dei pontoni (pali a ponta che ten la tera)
20. 84 sanza coltura e d'abitanti nuda.
.senza gnente semenà e senza nesun
20. 85 Lì, per fuggire ogne consorzio umano,
Li, par scapar via da ogni gr /u/o/po uman
20. 86 ristette con suoi servi a far sue arti,
la sa meso con i so servi a far le so arte
20. 87 e visse, e vi lasciò suo corpo vano.
. l’a visuo , e l’a lasà el so corpo inutile.
20. 88 Li uomini poi che 'ntorno erano Sparti
I’omeni che intorno se ciamava Sparti
0. 89 s'accolsero a quel loco, ch'era forte
i sa catà su a ch’el lago che l’era forte
20. 90 per lo pantan ch'avea da tutte parti.
.par che le isole con pali a ponta piantè gavea da tute le parte.
20. 91 Fer la città sovra quell'ossa morte;
I’a fato la cità sora che i ‘ osi morti era un cimitero dei sparti
20. 92 e per colei che 'l loco prima elesse,
par quela che l’isola l’ha eleta
20. 93 Mantua l'appellar sanz'altra sorte.
Mantoa i la ciamà senza tirar a sorte.
E qui sotto Dante introduce un'altro tema a lui caro quello dell'esilio ( ex ilio ndr) facendo il parallelo, con casoldi in epoca Scaligera, esiliarono da Moantova, i i Da Pinamonte con imbrogli, truccando la giurisdizione elettorale con un vero e proprio imbroglio,. Ora fa un'altra confidenza ( Virgilio-Dante, )
20. 94 Già fuor le genti sue dentro più spesse,
Zà fora la gente sua, drento piasè ciosze,
20. 95 prima che la mattia da Casalodi
prima che la matia de Casoldi
20. 96 da Pinamonte inganno ricevesse.
da Pinamonte imbroi ricevese.
Così che il lettore viene tirato a sè come quando si racconta qualcosa di segreto all'orecchio di un confidente, lo si fa partecipe di un segreto . Ebbene dice (Virgilio- Dante) queste isole non godono di grande fama nell'intorno, tra i confinanti, che descrivono male e peggio questi isolani. Virgilio - Dante attestano qui che questi isolani non hanno nulla a che fare con gli imbrogli, come invece i nemici li descrivono.
20. 97 Però t'assenno che, se tu mai odi
Però “vien qua vizsin” che , se Ti mai te scolti
20. 98 originar la mia terra altrimenti,
l’origine (infamia = gogna) de la me Isola cavetelo,
20. 99 la verità nulla menzogna frodi».
la verità no la ga gnente a che far coi imbroi.”
Così Dante non dubita, e i ragionamenti di Virgilio su queste Isole, no lo lasciano dubitare neanche un po' sulla bontà della confidenza del "Maestr" Virgilio, tanto sono a te fedele, e così che chi parla male di questa gente, mi fa l'effetto del cabone, spemnto, non mi fanno male, non li considero.
20.100 E io: «Maestro, i tuoi ragionamenti
“ Maestro , i to ragionamenti
20.101 mi son sì certi e prendon sì mia fede,
i m’è cosita sicuri che i me ciapa sì la me fede,
20.102 che li altri mi sarien carboni spenti.
.ch’ i’altri me saria carboni smorzsè.
Qui Dante chiede, a chi si può mirare, pensare, per la successione ( in manto va, ) proprio perchè protettorato dei Veonesi, e con una successione illegittima fatta da un colpo di stato. chi è degno di prendere le redini di questa città chiede dante a Virgilio?Chi è degno di essere preso in considerazione, che gli Scala e di conseguenza anc'io (Dante) non facciamo altro che pensare a questo? Virgilio propone un personaggio che forse è l'antenato capostipite dei Gonzaga, Qui l'allusione indagata da me ha dato questo presumibile responso ovvero un erede di Calcante personaggio infidi perchè tagliano la corda quando se la vedono brutta.
20.103 Ma dimmi, de la gente che procede,
Ma dime , de la gente che vien vanti,
20.104 se tu ne vedi alcun degno di nota;
se ti no te vedi gnesun degno de esar in nota;
20.105 ché solo a ciò la mia mente rifiede».
.che solo a quel el me szervel sta.
20.106 Allor mi disse: «Quel che da la gota
Alora me dise : “ Quel che ga la gota
20.107 porge la barba in su le spalle brune,
el ga la barba su le spale brune,
20.108 fu - quando Grecia fu di maschi vòta,
quando la Grecia l’è sta de masci uda,
20.109 sì ch'a pena rimaser per le cune –
che despiaser e vegnù par le cune
20.110 augure, e diede 'l punto con Calcanta
augurè, el ga dato el ponte con Calcanta
20.111 in Aulide a tagliar la prima fune.
In Aulide a taiar la prima soga.
Oppure suggerisce Virgilio a Dante Euripilo ha le doti di colui che vuole tornare in patria, così Dante fa capire conosce tutta e tanta la tragedia di Virgilio narrata nell'Eneide, nelle Georgiche, nelle Bucoliche, anch'esse narranti del dolore della perdita della patria natia amata.
20.112 Euripilo ebbe nome, e così 'l canta
Euripilo el ga avù nome, e così, l’a cantà
20.113 l'alta mia tragedìa in alcun loco:
l’alta me tragedia in ch’el lago
20.114 ben lo sai tu che la sai tutta quanta.
ben te la se ti virgilio che te la se tuta quanta.
altro personaggio era all'attenzione ...Michele Scoto, in inglese Michael Scot (Scozia, 1175 circa – 1232 circa o 1236), è stato un filosofo scolastico, astrol ogo e alchimista scozzese, attivo presso la corte siciliana di Federico II di Svevia.
Asdente originario di Reggio Emilia (o forse di Parma) e di professione ciabattino, ma nella seconda metà del Duecento divenne famoso per le sue predizioni. A lui si affidavano per esempio il vescovo di Parma e anche altri politici e religiosi del suo tempo. Salimbene, suo concittadino, lo ricorda nella sua Cronaca con stima e devozione.Dante Alighieri lo cita qui e prima nel Convivio come esempio di fama che non corrisponde alla nobiltà
personaggi a cui non fare affidamento perchè imbroglioni e poco affidabili che una volta lasciata la loro arte certosina dell'ago e del filo, dovettero pentirsi di ciò.
20.115 Quell'altro che ne' fianchi è così poco,
Quel’altro che nei fianchi l’è cosita poco,
20.116 Michele Scotto fu, che veramente
Michele Scotto l’è sta , che veramente
20.117 de le magiche frode seppe 'l gioco.
.dei magici imbroi l’a savù el zsvgo.
20.118 Vedi Guido Bonatti; vedi Asdente,
Guarda Guido Bonatti; guarda Asdente,
20.119 ch'avere inteso al cuoio e a lo spago
ch’el avea tirà al corame e al spago
20.120 ora vorrebbe, ma tardi si pente.
adeso voria , ma tardi el se pente .
20.121 Vedi le triste che lasciaron l'ago,
eto visto che triste che i’ à lasà la ucia
20.122 la spuola e 'l fuso, e fecersi 'ndivine;
el fuso , e i sa fato facendier e indovene;
20.123 fecer malie con erbe e con imago.
fato malifici con erbe e con sugestion.
20.124 Ma vienne omai, ché già tiene 'l confine
Il ventesimo canto va a terminare perchè la barca si avvicina alla torreta Veneta,Segno del Confine Veronese e poi Veneziano, dove la giurisdizione Isolana finisce, così finisce il canto e ribadisce di stare sereni che la luna piena illumina queste acque delle Isole Sparse poichè qui non si è mai fatto del male a nessuno, Confine con le spine e Rovi ( Rovigo, il polesine) eredi di caino sotto Ostilia e no sobilia.
Così la barca esce dalla giurisdizione delle isole Sparse, sotto Torretta, per proseguire in un altro stato, quello Veneto veneziano da cui prenderà l'avvio del 21° canto.
Ma e vegnù ormai, che zsà el tien el confin
20.125 d'amendue li emisperi e tocca l'onda
amen de tute do le Isole indoe toca l’onda
20.126 sotto Sobilia Caino e le spine;
soto Sobilia Caino e le spine;
20.127 e già iernotte fu la luna tonda:
e zsà ieri note ghe sta la luna piena:
20.128 ben ten de' ricordar, ché non ti nocque
ben tien de ricordar, ch’ei no i ta fato gnente
20.129 alcuna volta per la selva fonda».
gnanca na olta par la selva fonda”.
20.130 Sì mi parlava, e andavamo introcque
Si me parlava, e ‘in dela nave sora l’ acua n'davene
Traduzione e Prosa di Renato De Paoli propedeutica alla spedizione argonauta Crocieristica del 28 Aprile 2019, Torretta ( lama, selva fonda,) Manto va , Toreta veneta, Voce recitante Elisa Frison, Organizzazione Claudia De Fanti