TRADIZIONALISTI VERONESI SI UNISCONO ALLA BATTAGLIA PER LA RIMOZIONE DELLA LAPIDE SUL REFERENDUM TRUFFA A VERONA.
pubblicata da Millo Bozzolan il giorno giovedì 21 ottobre 2010 alle ore 15.52
Questo è il testo della domanda che Maurizio G. Ruggiero farà protocollare in comune a Verona, alla presenza della stampa, per la rimozione della lapide.
Pagina web: www.traditio.it - E-mail: sacrum.imperium@katamail.com
Al Sindaco del Comune di Verona, FLAVIO TOSI
Oggetto: Richiesta d’immediata rimozione della lapide celebrativa del plebiscito del 21-22 ottobre 1866, apposta
nell’emiciclo antistante Palazzo Barbieri, sede del Comune di Verona.
Egregio Signor Sindaco,
i risultati evidentemente falsi (contrario sarebbe stato appena lo 0,01% dei votanti); l’espressione del voto in forma assolutamente palese, con schede, urne e registri separati e di colore diverso; sale dei seggi traboccanti di scritte pro annessione, con incombente ritratto di Vittorio Emanuele II e inquietante presenza dei carabinieri ad assicurare alla giustizia eventuali riottosi; seggi picchettati da drappelli di facinorosi con sì appiccicato sul cappello e pagati per minacciare chi non esprimeva entusiastico trasporto per l’annessione tricolorata; la distribuzione di schede per il sì in numero doppio, triplo o addirittura fino al decuplo rispetto a quelle per il no; l’ammissione al voto di una percentuale minima (26%) e, per di più, prescelta tra i fautori dell’annessione al Regno sabaudo; il voto plurimo consentito a costoro, senza nessun vaglio e negato invece del tutto ai
sostenitori dell’Imperial-Regio Governo; l’enormità dei brogli; le intimidazioni e le violenze fisiche e morali in primis sui parroci (alcuni dei quali costretti a esulare proprio nel veronese) onde costringere i riluttanti a pronunziarsi per il sì; la propaganda giornalistica asfissiante; il mancato rispetto delle minime modalità imposte dagli accordi internazionali, senza alcun controllo di osservatori terzi, fanno sì che i risultati del plebiscito, celebratosi in Veneto e a Mantova fra il 20 e il 21 ottobre del 1866 e amministrato sotto il regime occupante, si possano definire senza ombra di dubbio truffaldini e perciò radicalmente nulli. In molti casi si rinunziò persino allo spoglio finale (del resto inutile) per procedere direttamente alla proclamazione, al grido di: Viva l’Italia unita sotto lo scettro di Casa Savoia!
L’assoluta inattendibilità di una consultazione del genere la riconobbero gli stessi osservatori del tempo. Lo ammette espressamente qualunque storico serio e non infeudato all’ideologia risorgimentale o a ragioni di opportunismo carrierista.
Com’è noto poi, le umilianti batoste patite dai nazionalisti sabaudi a Custoza e a Lissa, nella terza guerra risorgimentale, non avrebbero permesso alcun accrescimento territoriale, se non fosse stato per la vittoria dell’alleato prussiano a Sadowa. Proprio per questo il Veneto non fu ceduto dall’Impero d’Austria a Vittorio Emanuele II, bensì alla Francia. Famosa, al riguardo, la sferzante battuta di Napoleone III a commento delle ridicole pretese dei liberali italiani, dopo due così acerbe sconfitte per terra e per mare: “Un’altra sconfitta e mi domanderanno Parigi”.
Orbene, nel caso veneto, particolare profilo di gravità internazionale acquista il fatto che il governo di Torino si era formalmente impegnato, con il trattato di Vienna del 3 ottobre 1866, che poneva fine alla terza guerra d’indipendenza, a che il plebiscito si svolgesse “sotto riserva del consenso delle popolazioni debitamente consultate”, impegnandosi quindi a garantire suffragio segreto, urne suggellate, voti da trasmettere al Pretore e di qui alla Corte d’Appello, condizioni di riservatezza invece violate. Tant’è vero che verbali e schede sparirono subito. Di controllo internazionale o da parte di una Potenza neutrale, poi nemmeno parlarne!
Chi scrive non crede alla bubbola giacobina della cosiddetta sovranità popolare e, di conseguenza, che il 50% + 1 delle opinioni determini la verità: tuttavia è troppo chiedere a coloro che ci credono o che, più esattamente, affettano di crederci, di rispettare o almeno di fingere di rispettare le modalità minime e più elementari di espressione della volontà reale, o presunta tale, degli elettori? E di tener fede al più basilare dei princìpi che regolano il diritto internazionale, ovvero pacta sunt servanda?
Così non fu nel 1866, né negli altri plebisciti tenutesi nei territori degli antichi Stati italiani occupati manu militari dalle truppe sabaude. Ci permettiamo di allegare al riguardo un breve saggio comprovante quanto sopra.
Per i motivi testé indicati siamo a chiederLe, certi d’interpretare i sentimenti di larga parte dell’opinione pubblica veneta, oltre che dei venetisti e di quanti si riconoscono nella nobile causa della Tradizione cattolica, l’immediata rimozione della lapide celebrativa del plebiscito veneto del 1866, apposta nell’emiciclo antistante Palazzo Barbieri, sede del Comune di Verona.
Distinti saluti.
Il Coordinatore
Maurizio-G. Ruggiero
Allegati:
1 - Foto della lapide celebrativa del plebiscito-truffa di annessione del Veneto all’Italia (21-22 ottobre 1866) apposta
nell’emiciclo di Palazzo Barbieri.
2 - I Plebisciti, relazione di Maurizio-Giuseppe Ruggiero al convegno storico tenutosi a Verona il 23 dicembre 2006, nel 140°
anniversario dell’annessione coatta del Veneto all’Italia (1866-2006).
Verona, 21 ottobre 2010.
Indipendenza Veneta
Pagina web: www.traditio.it - E-mail: sacrum.imperium@katamail.com
Al Sindaco del Comune di Verona, FLAVIO TOSI
Oggetto: Richiesta d’immediata rimozione della lapide celebrativa del plebiscito del 21-22 ottobre 1866, apposta
nell’emiciclo antistante Palazzo Barbieri, sede del Comune di Verona.
Egregio Signor Sindaco,
i risultati evidentemente falsi (contrario sarebbe stato appena lo 0,01% dei votanti); l’espressione del voto in forma assolutamente palese, con schede, urne e registri separati e di colore diverso; sale dei seggi traboccanti di scritte pro annessione, con incombente ritratto di Vittorio Emanuele II e inquietante presenza dei carabinieri ad assicurare alla giustizia eventuali riottosi; seggi picchettati da drappelli di facinorosi con sì appiccicato sul cappello e pagati per minacciare chi non esprimeva entusiastico trasporto per l’annessione tricolorata; la distribuzione di schede per il sì in numero doppio, triplo o addirittura fino al decuplo rispetto a quelle per il no; l’ammissione al voto di una percentuale minima (26%) e, per di più, prescelta tra i fautori dell’annessione al Regno sabaudo; il voto plurimo consentito a costoro, senza nessun vaglio e negato invece del tutto ai
sostenitori dell’Imperial-Regio Governo; l’enormità dei brogli; le intimidazioni e le violenze fisiche e morali in primis sui parroci (alcuni dei quali costretti a esulare proprio nel veronese) onde costringere i riluttanti a pronunziarsi per il sì; la propaganda giornalistica asfissiante; il mancato rispetto delle minime modalità imposte dagli accordi internazionali, senza alcun controllo di osservatori terzi, fanno sì che i risultati del plebiscito, celebratosi in Veneto e a Mantova fra il 20 e il 21 ottobre del 1866 e amministrato sotto il regime occupante, si possano definire senza ombra di dubbio truffaldini e perciò radicalmente nulli. In molti casi si rinunziò persino allo spoglio finale (del resto inutile) per procedere direttamente alla proclamazione, al grido di: Viva l’Italia unita sotto lo scettro di Casa Savoia!
L’assoluta inattendibilità di una consultazione del genere la riconobbero gli stessi osservatori del tempo. Lo ammette espressamente qualunque storico serio e non infeudato all’ideologia risorgimentale o a ragioni di opportunismo carrierista.
Com’è noto poi, le umilianti batoste patite dai nazionalisti sabaudi a Custoza e a Lissa, nella terza guerra risorgimentale, non avrebbero permesso alcun accrescimento territoriale, se non fosse stato per la vittoria dell’alleato prussiano a Sadowa. Proprio per questo il Veneto non fu ceduto dall’Impero d’Austria a Vittorio Emanuele II, bensì alla Francia. Famosa, al riguardo, la sferzante battuta di Napoleone III a commento delle ridicole pretese dei liberali italiani, dopo due così acerbe sconfitte per terra e per mare: “Un’altra sconfitta e mi domanderanno Parigi”.
Orbene, nel caso veneto, particolare profilo di gravità internazionale acquista il fatto che il governo di Torino si era formalmente impegnato, con il trattato di Vienna del 3 ottobre 1866, che poneva fine alla terza guerra d’indipendenza, a che il plebiscito si svolgesse “sotto riserva del consenso delle popolazioni debitamente consultate”, impegnandosi quindi a garantire suffragio segreto, urne suggellate, voti da trasmettere al Pretore e di qui alla Corte d’Appello, condizioni di riservatezza invece violate. Tant’è vero che verbali e schede sparirono subito. Di controllo internazionale o da parte di una Potenza neutrale, poi nemmeno parlarne!
Chi scrive non crede alla bubbola giacobina della cosiddetta sovranità popolare e, di conseguenza, che il 50% + 1 delle opinioni determini la verità: tuttavia è troppo chiedere a coloro che ci credono o che, più esattamente, affettano di crederci, di rispettare o almeno di fingere di rispettare le modalità minime e più elementari di espressione della volontà reale, o presunta tale, degli elettori? E di tener fede al più basilare dei princìpi che regolano il diritto internazionale, ovvero pacta sunt servanda?
Così non fu nel 1866, né negli altri plebisciti tenutesi nei territori degli antichi Stati italiani occupati manu militari dalle truppe sabaude. Ci permettiamo di allegare al riguardo un breve saggio comprovante quanto sopra.
Per i motivi testé indicati siamo a chiederLe, certi d’interpretare i sentimenti di larga parte dell’opinione pubblica veneta, oltre che dei venetisti e di quanti si riconoscono nella nobile causa della Tradizione cattolica, l’immediata rimozione della lapide celebrativa del plebiscito veneto del 1866, apposta nell’emiciclo antistante Palazzo Barbieri, sede del Comune di Verona.
Distinti saluti.
Il Coordinatore
Maurizio-G. Ruggiero
Allegati:
1 - Foto della lapide celebrativa del plebiscito-truffa di annessione del Veneto all’Italia (21-22 ottobre 1866) apposta
nell’emiciclo di Palazzo Barbieri.
2 - I Plebisciti, relazione di Maurizio-Giuseppe Ruggiero al convegno storico tenutosi a Verona il 23 dicembre 2006, nel 140°
anniversario dell’annessione coatta del Veneto all’Italia (1866-2006).
Verona, 21 ottobre 2010.
Indipendenza Veneta
Albert Gardin, coordinatore di Indipendenza Veneta, ha presentato questa mattina al Protocollo del Comune di Verona, una richiesta al Sindaco di Verona, Flavio Tosi, di rimuovere la lapide – esposta all'ingresso del Municipio – sul Plebisci...to antiveneto del 1866 che servì ai Savoia per sancire 'annessione del Veneto.
Indipendenza Veneta aveva promosso per oggi pomeriggio a Verona una manifestazione a sostegno della richiesta di rimozione della lapide presentata questa mattina al Sindaco di Verona. La manifestazione ha dovuto essere annullata, su richiesta della Questura, essondo stata organizzata perla stessa ora una manifestazione del Comune di Verona di segno opposto, celebrativa del Plebiscito, promossa dal consigliere comunale di origine siciliana, Salvatore Papadia. La Lega, per non creare rottura nella maggioranza ha dovuto aderire alla cerimonia pro Plebiscito, così il Sindaco leghista, Flavio Tosi, dovrà egli stesso eloggiare la storia risorgimetale e l'annessione forzata del Veneto al Regno d'Italia, allo Stato Italiano, nel 1866.
Indipendenza Veneta, di fronte alla provocazione antiveneta della partitocrazia municipale veronese, risponderà con una grande manifestazione indipendentista unitaria, per sabato 28 novembre, alle ore 17, con corteo nel centro cittadino.
Ecco il testo presentato al Protocollo di questa mattina:
"Al Sindaco di Verona, Flavio Tosi, il sottoscritto, Albert Gardin, a nome e per conto del movimento Indipendenza Veneta, chiede la rimozione della lapide – affissa sul Palazzo Comunale – celebrativa del Plebiscito truffa e antiveneto del 1866. Se la rimozione non sarà effettuata ora, lo sarà prossimamente come atto della giusta rivoluzione veneta, in corso".
Albert Gardin dichiara: "La richiesta è importante perché mette il mondo leghista veneto di fronte alle sue contraddizioni, la Lega chiede il voto ai Veneti ma deve governare in modo antiveneto, come tutta la partitocrazia italiana. Oggi Tosi si troverà, volente o nolente, a baciare il tricolore, altrimenti ne potrebbe andare della sua carica. Ringrazio Maurizio Ruggiero che ha sollevato nei giorni scorsi la questione della lapide sul plebiscito e che ha presentato una richiesta di rimozione a nome di "Sacrum Imperium."
Indipendenza Veneta aveva promosso per oggi pomeriggio a Verona una manifestazione a sostegno della richiesta di rimozione della lapide presentata questa mattina al Sindaco di Verona. La manifestazione ha dovuto essere annullata, su richiesta della Questura, essondo stata organizzata perla stessa ora una manifestazione del Comune di Verona di segno opposto, celebrativa del Plebiscito, promossa dal consigliere comunale di origine siciliana, Salvatore Papadia. La Lega, per non creare rottura nella maggioranza ha dovuto aderire alla cerimonia pro Plebiscito, così il Sindaco leghista, Flavio Tosi, dovrà egli stesso eloggiare la storia risorgimetale e l'annessione forzata del Veneto al Regno d'Italia, allo Stato Italiano, nel 1866.
Indipendenza Veneta, di fronte alla provocazione antiveneta della partitocrazia municipale veronese, risponderà con una grande manifestazione indipendentista unitaria, per sabato 28 novembre, alle ore 17, con corteo nel centro cittadino.
Ecco il testo presentato al Protocollo di questa mattina:
"Al Sindaco di Verona, Flavio Tosi, il sottoscritto, Albert Gardin, a nome e per conto del movimento Indipendenza Veneta, chiede la rimozione della lapide – affissa sul Palazzo Comunale – celebrativa del Plebiscito truffa e antiveneto del 1866. Se la rimozione non sarà effettuata ora, lo sarà prossimamente come atto della giusta rivoluzione veneta, in corso".
Albert Gardin dichiara: "La richiesta è importante perché mette il mondo leghista veneto di fronte alle sue contraddizioni, la Lega chiede il voto ai Veneti ma deve governare in modo antiveneto, come tutta la partitocrazia italiana. Oggi Tosi si troverà, volente o nolente, a baciare il tricolore, altrimenti ne potrebbe andare della sua carica. Ringrazio Maurizio Ruggiero che ha sollevato nei giorni scorsi la questione della lapide sul plebiscito e che ha presentato una richiesta di rimozione a nome di "Sacrum Imperium."
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